Le Organizzazioni Sindacali hanno unitariamente presentato un protocollo sul nuovo modello di Banca che auspichiamo

UN NUOVO MODELLO DI BANCA PER IL PAESE
Le Organizzazioni Sindacali, nel preparare la piattaforma per il rinnovo del Contratto Nazionale già approvata nelle assemblee dei lavoratori, si sono concentrati anche sull’importanza di un nuovo modello di Banca.
Non solo, quindi, le giuste rivendicazioni normative e salariali, ma un qualcosa di molto più importante: chiediamo all’Abi di condividere con i lavoratori la visione della Banca del futuro.
RIPENSARE AL MODELLO DI BANCA UNIVERSALE
Nel 1933 – a seguito della grande depressione iniziata nel ’29 – dal Parlamento statunitense fu varata la cosiddetta “Glass – Steagall act”, una legge bancaria che tra gli altri provvedimenti separava nettamente le attività proprie della Banca commerciale (intermediare il risparmio con la richiesta di credito di privati e aziende) e della Banca d’affari.
Verso la fine dello scorso secolo, la legge bancaria del ’33 (ripresa in Italia nel 1936) fu modificata ed il sistema internazionale bancario tornò di fatto alla Banca Universale, dove attività di investimento convivono con l’attività tradizionale degli intermediari creditizi, seppur con alcune limitazioni.
LA BANCA TORNI A FARE LA BANCA
Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad un processo di trasformazione nel nostro settore che ha portato a credere che i servizi offerti dalle Banche siano assimilabili a qualsiasi altra merce. Dunque, l’unico obiettivo vero è quello di “vendere”, snellendo processi e organizzazioni.
In realtà, l’attività di chi fa credito ha una peculiarità assolutamente unica: si deve comprendere, valutare e gestire il rischio. Si è preferito puntare ad una sempre più spinta meccanizzazione e automatizzazione delle decisioni creditizie: semafori e altri indicatori hanno sostituito professionalità, competenza ed esperienza dei dipendenti. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: sofferenze esplose oltre ogni limite immaginabile. Inoltre, va considerato che il “rating” si basa, per sua stessa natura, sui risultati del passato: prevedere il futuro in base agli andamenti del passato – specie in momenti di forti turbolenze economiche come quello che stiamo vivendo – è alquanto opinabile!
NUOVI MESTIERI
Siamo consapevoli che, se da un lato è necessario tornare a quelle competenze e a quelle funzioni “classiche” della Banca, dall’altro l’innovazione tecnologica cambia notevolmente le abitudini dei clienti.
Abbiamo molti clienti e possiamo utilizzare le nostre competenze per creare figure dall’alto valore aggiunto. Ad esempio, perché non offrire consulenza strategica, fiscale e normativa alle piccole imprese che rappresentano il vero tessuto produttivo italiano? Spesso i piccoli imprenditori hanno difficoltà a trovare delle figure di riferimento per queste tematiche: dunque risponderemmo ad una richiesta già presente (e poco evasa) del mercato.
È evidente che questo andrebbe gestito con un forte investimento (a lungo termine e non a breve come troppo spesso è accaduto ultimamente) in formazione per i collaboratori.
Inoltre, il database in dote alle Banche potrebbe facilmente essere utilizzato per intermediare domanda e offerta di immobili.
Altra idea messa in campo dalle Organizzazioni Sindacali per il futuro delle Banche è la costituzione di consorzi di Banche per investire nelle opere strategiche del Paese: in questo modo davvero le Banche (spesso al centro di critiche) si metterebbero in luce positivamente al servizio dei cittadini. In più, questo significherebbe occupazione per il settore.
RIDUZIONE DEI COSTI
Riteniamo che – se si vuole pensare al futuro con serietà – non si possa più procedere a tagli che già hanno massicciamente interessato il settore. L’occupazione nelle Banche è crollata negli ultimi anni.
Vi sono, tuttavia, dei costi molto pesanti nei bilanci che, a nostro avviso, potrebbero essere limati senza grossi problemi: a partire dalle retribuzioni dei manager per arrivare ad una forte riduzione delle consulenze esterne, che spesso rappresentano davvero un paradosso, soprattutto in una grande Azienda come la nostra che potrebbe dotarsi di tutte o quasi le professionalità necessarie al proprio interno, senza rivolgersi al mercato esterno.
Un’altra proposta per contenere i costi, senza ridurre l’occupazione, è quella di creare delle strutture di consorzio di sistema, per creare delle economie di scala.
INVESTIMENTI PER CRESCERE
Lo ripetiamo ancora una volta: se vogliamo tornare a fare utili, bisognerà puntare verso nuovi ricavi, che si possono realizzare solo attraverso nuovi investimenti.
Le nostre sono proposte sicuramente perfettibili. Per questo siamo aperti ad ogni contributo di chi vuole una Banca che torni a crescere e che sia al servizio dei propri clienti e dei cittadini. Per questo speriamo di poter intavolare un ragionamento serio su questi argomenti con l’Abi a partire dai prossimi incontri previsti da settembre.
Articolo di Beppe CAPOZZOLO - Coordinamento Fiba Cisl Intesa Sanpaolo Torino e provincia