Un inizio anno difficile: come uscirne
Quali prospettive sul rinnovo del CCNL, anche alla luce dell'accordo del 20 dicembre 2013? Cosa accadrà in Intesa Sanpaolo?

Con gli accordi del 20 dicembre scorso - riguardanti fondo esuberi e superamento della disdetta del CCNL da parte di ABI - sono ufficialmente riprese le trattative a livello nazionale e nei gruppi bancari.
Certamente ritornare al tavolo è stato frutto di un’iniziativa compatta contro l’atteggiamento arrogante delle controparti. Il momento più saliente è rappresentato dallo sciopero nazionale del 31 ottobre. Ricordiamo che le percentuali di assenze dal lavoro si attestarono tra l’85% e il 90%, anche in Intesa Sanpaolo, nonostante banche e gruppi si fossero rifiutati di accettare l’adesione allo sciopero di quei lavoratori che avevano già programmato una giornata di ferie. In pratica, oltre il 92% delle filiali e delle agenzie in Italia sono rimaste chiuse.
Ma vorrei ricordare anche un’importante proposta di sigla, la campagna per il drastico ridimensionamento del salario dei top manager. Lanciata a maggio dalla FIBA/CISL, la proposta di legge “Se firmi li fermi, se non firmi chi li ferma” è approdata in parlamento dopo essere stata sottoscritta con 118.193 firme certificate di amici e colleghi che hanno deciso di dire basta allo scandalo dei mega/stipendi e dei super/bonus milionari della dirigenza bancaria.
Ripristinata la dignità al tavolo negoziale, bisognerà ora trovare una soluzione che si preannuncia tutt’altro che semplice, per le importanti questioni sul tappeto. In tale prospettiva, distinguiamo quelli che sono i temi di carattere nazionale, dalla situazione specifica di Intesa Sanpaolo.
Sul primo aspetto, incanalata la questione del fondo esuberi sulla strada di un raccordo tra norme legislative (in particolare l’aggancio all’ASpI, ovvero l’indennità di disoccupazione) e di settore, rimane il tema del nuovo CCNL.
Va detto, in premessa, che il rinnovo del contratto nazionale si presenta tutt’altro che semplice. Le motivazioni non sono poche. La crisi di settore si fa sentire, legata in particolar modo alle difficili condizioni economiche del Paese.
Molti bilanci degli istituti di credito chiuderanno probabilmente con un utile ordinario prossimo allo zero o addirittura inferiore. A questo si aggiunge il continuo calo dell’operatività amministrativa (e non solo), falcidiata dalla diffusione sempre più pervasiva e dalle enormi possibilità messe in campo da internet e dai canali alternativi più in generale. Questo fenomeno porta sempre meno i clienti a venire in banca per servirsi, piuttosto, di strumenti come l’home banking o il remote, dato che diventa sempre più facile accedervi anche da telefonini e palmari.
In altre parole si preannuncia un notevole problema di tenuta che non sarà estraneo dalla trattativa sul rinnovo del CCNL. Perché se crisi economica da un lato e sviluppo tecnologico dall’altro rendono sovradimensionati gli organici, diventa necessario individuare nuovi modelli di fare banca, a pena di non voler agire in modo traumatico sull’occupazione e/o sulle retribuzioni.
Un nuovo modello di banca presuppone la creazione di “mestieri” oggi del tutto assenti o poco sviluppati negli istituti di credito. Presuppone la possibilità di fornire a famiglie ed imprese figure di consulenti dedicati in attività specifiche come il ramo assicurativo, amministrativo, legale, immobiliare ed altri ancora.
E’ un progetto da studiare ma reso indispensabile dalla ridondanza e dalla inefficace distribuzione del personale. Una ridondanza che non sarebbe gestibile unicamente in termini di fondo esuberi, in quanto non troverebbe una platea sufficiente di candidati tale da risolvere il problema.
E’ vero che in molti casi - pensiamo alle nostre filiali di banca estesa - si avverte piuttosto una carenza di personale, talvolta anche molto dolorosa. Ma questo dato, legato ad una cattiva assegnazione dei dipendenti, non muta purtroppo il quadro complessivo fatto spesso di colleghi distribuiti in aree geografiche, società o lavorazioni poco compatibili con i “buchi” della rete.
Da qui nasce l’idea di far precedere la stipula del CCNL da un protocollo di settore che individui una cornice entro cui inserire il nuovo contratto e che contenga le direttrici entro le quali si dovrà muovere la banca del futuro.
Si, ma con quali contenuti? Non solo nuovi canali di business, ma anche possibilità di consorziare alcune lavorazioni. E poi, regole chiare su come evitare nuovi casi tipo Montepaschi o Carige (ricordiamo che ad oggi vi sono nel settore ben 15 banche commissariate), ovvero come ricondizionare le banche al rispetto di norme etiche e sociali a cui non possano sottrarsi, a pena di mettere a rischio la tenuta del sistema. Da ultimo, ma non meno importante, metterei anche il tema della democrazia economica. Ancora per quanto i lavoratori potranno essere tenuti fuori dai massimi organismi aziendali senza che questo metta a repentaglio la coesione sociale interna?
Dopo aver risolto tali questioni, almeno le più dirimenti, sarà probabilmente possibile aprire una fase di trattativa di tipo cosiddetto “classico”, ovvero mediante la presentazione di una piattaforma da portare all’attenzione delle assemblee per l’approvazione. Va capito che siamo in una fase molto delicata della storia del settore. E dobbiamo trovare il sistema, malgrado le difficoltà, di uscirne ancora una volta nel modo più utile alla categoria.
Infine un accenno al nostro Gruppo. Anche in Intesa Sanpaolo sono riprese le trattative, ma anche qui, malgrado le condizioni comparativamente migliori dell’Istituto se raffrontate con i maggiori concorrenti, la situazione appare tutt’altro che rosea.
E’ vero che godiamo di una solidità patrimoniale maggiore che ci dovrebbe mettere al riparo da stress test e Basilea III. Cionondimeno abbiamo davanti partite complesse da gestire. Anche da noi la pressione sul bilancio si fa sentire e il rischio di interventi sull’organico va di pari passo. Fondamentali, a questo punto, saranno due appuntamenti che aspettiamo con interesse nelle prossime settimane e mesi.
Il primo è la pubblicazione del bilancio 2013 per poter avere un’esatta rappresentazione dello stato economico del Gruppo. Ma quello che ci preme ancor più è la presentazione del nuovo piano industriale a marzo/aprile. Non sarà, con ogni probabilità, un piano “tradizionale”. Si tratterà di capire quanto di ciò che le OO.SS. e in particolare la FIBA/CISL vanno argomentando a favore di un modello di banca più sostenibile socialmente, più equa e più proiettata nel futuro verrà accolto.
Forse i cambiamenti che si stanno verificando e che presentano indubbie ricadute negative, potranno diventare uno stimolo per migliorare il sistema del credito. Dipende anche da noi, lavoratori da un lato e amministratori dall’altro. Molto si può fare per uscire dalla crisi con una banca più efficiente e più a misura d’uomo, contemporaneamente. Noi siamo pronti ad accettare la sfida. Sarà possibile dire altrettanto dei nostri interlocutori?
Articolo di Marco CIANI – segretario nazionaole responsabile Fiba Intesa Sanpaolo