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Serve la patrimoniale?

Tramite uno studio di Giuseppe Gallo, direttore del Centro Studi Cisl, analizziamo la diseguaglianza del nostro Paese

Articolo della Redazione

A volte ritornano.

 

E così in questi giorni si parla nuovamente di “tassa patrimoniale”, anche se purtroppo sono troppe le voci contrarie a questa imposizione.

 

I Sindacati, e la Cisl in particolare, chiedono da anni ormai una cospicua riduzione della tassazione su pensionati e lavoratori dipendenti, che sopportano sulle proprie spalle gran parte della pressione fiscale totale.Il governo Letta ha iniziato il taglio del cuneo fiscale, seppur con una riduzione minima.Per finanziare un ulteriore diminuzione della differenza tra quanto un dipendente costa all’impresa e quanto arriva effettivamente nelle tasche dei lavoratori noi della Cisl crediamo che l’asse della tassazione vada riequilibrato, aumentando l’imposizione sui patrimoni e sui consumi di beni non primari.

È evidente, poi, che la lotta all’evasione fiscale dovrebbe essere rafforzata notevolmente, permettendo ai cittadini di detrarre in sede di dichiarazione dei redditi molte più voci rispetto alle attuali.

 

Tornando al tema dell’articolo, perché siamo a favore di una tassa sul patrimonio?

In Italia si sta incrementando la diseguaglianza: accanto a persone che stanno scivolando sempre più verso la poverta, vi sono famiglie che hanno visto il loro patrimonio accrescersi notevolmente anche in questi ultimi anni. Un po’ di dati, ricavati da un’indagine effettuata da Giuseppe Gallo, direttore del Centro Studi Cisl di Firenze:

 

- Il 10% più ricco degli italiani possiede il 45,9% della ricchezza totale nel 2010 (nel 1991 il valore era pari al 41,4%)

- Il 70% meno ricco degli italiani (ossia ben oltre la metà della popolazione) ha a disposizione solo il 25,6% della ricchezza!

- La ricchezza patrimoniale netta del nostro Paese è pari a 8.638 miliardi di €, pari a 4 volte il debito pubblico e a 5,7 volte il PIL (dati 2010)

- Dividendo la ricchezza netta per il numero delle famiglie italiane (24 milioni), si ottiene una ricchezza media per famiglia di 359.917 €

- Il 50 % più povero delle famiglie detiene meno del 10% della ricchezza totale: 67.664 €

- Il 10% più ricco delle famiglie ha a disposizione una ricchezza media di 1.652.000 €, 24 volte la ricchezza del 50% più povero

- Se consideriamo l’1% più ricco delle famiglie, notiamo come controllino il 13% della ricchezza totale, ossia una media di 4.679.000 € a famiglia!!!

 

Il valore delle abitazioni supera il 50% della ricchezza totale, toccando i 4.959 miliardi di Euro, ed anche in questo caso si stima che oltre il 40% sia in mano al 10% più ricco della popolazione. Se vogliamo operare una redistribuzione, mirata ad aiutare le fasce più povere ma anche a rilanciare consumi e PIL mettendo i soldi nelle mani di chi ha bisogno di spendere (la propensione al consumo dei redditi medio-bassi è estremamente superiore rispetto ai redditi alti), capiamo come sia imprescindibile una tassazione anche sui beni immobili.

Nel 2010 in Italia solo il 5,9% (Francia: 10,1%, Gran Bretagna: 12,1%) del gettito totale delle imposte proveniva dalla tassazione del patrimonio. Ora sicuramente la percentuale sarà più elevata, con l’introduzione dell’Imu, dell’imposta del 2 per mille sui depositi titoli e della Tobin tax (purtroppo completamente stravolta rispetto all’originale impostazione proposta dall’Unione Europea).

Il grande difetto di queste tasse sta nella loro non progressività: chi possiede 100 immobili paga sul centesimo la stessa aliquota del secondo (senza contare le distorsioni causate da valori catastali assolutamente disomogenei). Inoltre, queste tassazioni si sono aggiunte alle imposte sul lavoro, mentre invece avrebbero dovuto spostare l’imposizione totale verso quel 10% più ricco sgravando in qualche modo la maggioranza più povera del Paese.

 

Lo studio di Giuseppe Gallo si conclude proponendo, oltre ad una rivisitazione totale del sistema impositivo italiano, anche un’imposta patrimoniale straordinaria, per rilanciare il Paese in un momento di stagnazione come quello che viviamo in questo momento. Un prelievo straordinario del 10% del valore della ricchezza alle famiglie più ricche potrebbe portare un gettito di oltre 300 miliardi di Euro. Immaginando di dividere la tassazione in 3 rate annuali, vorrebbe dire più di 100 miliardi extra all’anno con cui rilanciare consumi ed investimenti strategici per il Paese.

Insomma, si potrebbe rilanciare il sistema Paese contribuendo, nel contempo, ad una redistribuzione più equa.

 

P.S. Nell’immagine dell’articolo osserviamo l’indice di Gini nel mondo nel 2009. L’indice di Gini misura il livello di diseguaglianze, va da 0 (diseguaglianza minima) a 1 (diseguaglianza massima). Purtroppo l’Italia, pur non essendo al livello degli Stati Uniti o di altri Stati, è tra gli stati europei più diseguali!

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