Sempre più difficile la trattativa per il CCNL
Vista la chiusura dell'ABI le trattative si sono interrotte ed inizia la mobilitazione della categoria: sono in programma assemblee capillari e lo sciopero appare inevitabile

Articolo di Beppe Capozzolo - Coordinamento Fiba Cisl Intesa Sanpaolo Torino e provincia
Le vicissitudini legate a questo rinnovo del CCNL rappresentano ormai una lunga storia, che parte addirittura nell’estate 2013, quando inizia a ventilarsi l’ipotesi della disdetta anticipata da parte dell’ABI del Contratto, la cui scadenza originaria era prevista per giugno 2014.
La disdetta arriva a settembre 2013, assieme al problema del Fondo di sostegno al reddito di Settore (conosciuto spesso con il nome improprio di “Fondo esuberi”), da rinnovare entro il 31 dicembre 2013 per non vederlo sparire per effetto della legge Fornero.
Grazie all’imponente sciopero della categoria del 31 ottobre 2013, l’Abi – il 20 dicembre successivo – ritira la disdetta, posticipando la scadenza del CCNL al 31 dicembre 2014 e firma con le Organizzazioni Sindacali il rinnovo, in base alle nuove normative, del Fondo di solidarietà alle stesse condizioni antecedenti.
Nella primavera del 2014 iniziano le trattative per il Contratto Nazionale: il Sindacato elabora una propria piattaforma rivendicativa.
La crisi del settore appare evidente ,seppur aggravata da scelte manageriali che hanno, in molti casi, affossato i bilanci con una estrema concentrazione del credito che poi si è rivelato inesigibile.
Per questo motivo, perno delle rivendicazioni dei sindacati è il “nuovo modello di banca”.
Una banca che, in primis, torni a far la banca, che conceda credito in base alle professionalità dei colleghi e non solo in base ai “semafori” automatici dei vari programmi elettronici.
Una banca possa fornire alla clientela un servizio a 360° soprattutto per le piccole e medie imprese: dalla consulenza fiscale e tributaria fino alla consulenza strategica, passando per quella legale.
Una banca che, attraverso il suo alto numero di clienti, possa inserirsi anche nel mercato dell’intermediazione immobiliare. Una banca che possa trovare risparmi di costo non riducendo diritti e stipendi ma con economie di sistema ad esempio creando Back Office di sistema, o una task force interaziendale che si occupi di recuperare le sofferenze.
Un sistema bancario, ancora, che possa essere anche motore di sviluppo per il Paese investendo direttamente in infrastrutture che creino valore aggiunto per la comunità e per le Banche stesse.
La piattaforma sindacale, approvata dai lavoratori tramite assemblee capillari su tutto il territorio nazionale, chiede anche un rafforzamento dell’Area Contrattuale (limitando il perimetro della attività appaltabili) e una riduzione delle consulenze esterne, che spesso hanno contribuito ad appesantire bilanci già poco allegri. Numerose sono le altre idee contenute nella nostra piattaforma: dall’aspettativa pagata con anticipo dell’80% all’utilizzo più variegato del neonato Fondo per l’Occupazione, dalla creazione di un vero Premio aziendale alla possibilità di usufruire dei congedi parentali suddividendoli in ore e non in giorni.
Se è vero che inizialmente la trattativa sembrava avviarsi su buoni binari, con l’accordo per la tabellizzazione dell’EDR a partire da gennaio 2015 (con il recupero del periodo luglio – dicembre 2014 nello stipendio di gennaio), purtroppo successivamente abbiamo registrato una netta di chiusura dell’Abi.
Innanzitutto a trattare sulle nostre proposte di modello di Banca: la controparte, infatti, ritiene che ogni Azienda sia diversa dalle altre e non si possa parlare di un unico modello di riferimento da applicare alle associate. Inoltre, l’Abi ha posto due pregiudiziali fortissime per il proseguimento delle trattative: la riduzione della base di calcolo per il TFR e l’eliminazione degli scatti di anzianità. Ipotesi, questa, che andrebbe a penalizzare fortemente i più giovani che già oggi negli scatti una delle poche opzioni per un incremento netto di salario. Inoltre, l’Abi vorrebbe spostare sempre più temi dalla contrattazione nazionale a quella di secondo livello. Richieste che hanno portato i Rappresentanti dei Lavoratori ad alzarsi dal tavolo ed interrompere le trattative.
Dal punto di vista economico, l’Abi vorrebbe riconoscerci un aumento del triennio di poco più di 50 euro. Sappiamo bene che l’inflazione è ad un minimo storico per cui i 175 euro che abbiamo richiesto in piattaforma sono, di fatto, già superati.
Le trattative, infatti, non si sono rotte sulla questione economica (che rimane aperta ovviamente), bensì sulle pregiudiziali di Abi su TFR e scatti di anzianità.
In data 30 dicembre è stato concluso il tentativo di conciliazione previsto dalle leggi, per cui inizieremo ora le assemblee per preparare la categoria ad uno sciopero che appare sempre più inevitabile.
Le proposte sindacali partono dalla consapevolezza del momento storico in cui vive il Paese e il nostro settore. Non abbiamo posto alcuna richiesta “fuori dal mondo”.
Ci auguriamo di sottoscrivere un accordo che abbia come principale obiettivo quello di tutelare la tenuta della categoria entro il 31 marzo 2015, data in cui l’Abi riterrà disdettato l’attuale contratto.