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Riparte il confronto per il CCNL

Dopo l'accordo del 20 dicembre sul Fondo di Solidarietà di settore, il 3 marzo Sindacati e Abi inizieranno gli incontri per il rinnovo del CCNL

Grazie anche alla straordinaria adesione allo sciopero nazionale del 31 ottobre 2013, finalmente il 20 dicembre scorso l'Abi e i Sindacati sono tornati a trovare utili accordi per il settore, con la messa in sicurezza del Fondo di Solidarietà, il nostro unico ammortizzatore sociale.

Accanto a questo, sono state scandite delle tappe per il rinnovo del Contratto Nazionale. Il primo incontro avverrà il prossimo 3 marzo.

 

In questi giorni le segreterie nazionali di tutte le Organizzazioni Sindacali sono al lavoro per la presentazione della classica piattaforma, che naturalmente dovrà essere unitaria. Siamo ben consci del fatto che i bilanci delle Banche non sono particolarmente pingui in questo periodo e sappiamo bene che l'indice inflattivo IPCA (su cui vengono calcolati gli aumenti contrattuali) segna percentuali inferiori all'1%. 

Per questo motivo, pur chiedendo con forza l'adeguamento salariale, non potrà essere questo il nocciolo degli incontri tra le parti.

 

I Sindacati, Fiba in testa, stanno quindi cercando di immaginare un modello di banca per il futuro, che possa garantire profitti durabili e quindi la stabilità dei nostri posti di lavoro.

 

I problemi del nostro settore sono sostanzialmente tre: l'enorme quantità di crediti deteriorati, la diminuzione delle attività transazionali e la sproporzione tra le retribuzioni del top management rispetto ai nostri stipendi. Partendo da quest'ultimo punto, tutti vi ricorderete la campagna che la Fiba ha lanciato tra l'estate e l'autunno scorso, con la raccolta di oltre 100.000 firme già depositate in Parlamento per una legge che metta un tetto agli stipendi dei manager. Non è più pensabile richiedere sacrifici ai lavoratori nello stesso momento in cui manager più o meno capaci si aumentano (anzi, si auto-aumentano) i loro compensi. Ecco perché vorremmo inserire una correlazione tra gli emolumenti del top management e i nostri salari.

 

Veniamo ora agli altri due problemi: i crediti deteriorati e la diminuzione delle attività transazionali tramite strumenti classici. Le cifre assurde delle sofferenze - che ormai hanno superato il costo del lavoro - hanno affossato i bilanci delle Banche e lo spostamento sempre maggiore del transazionale dallo sportello agli strumenti innovativi (ATM, internet, ecc) rischiano di provocare ulteriori eccedenze di personale nel prossimo futuro. 

 

Come, dunque, impiegare i lavoratori del settore ricercando nuovi utili?

Noi della Fiba, dopo esserci consultati anche con molti esperti di livello nazionale in vari tavoli, riteniamo che si debba sfruttare l'enorme banca dati dei propri clienti che ogni Anzienda di Credito possiede per estendere il proprio ambito di business, entrando in nuovi mercati quali - ad esempio - l'intermediazione immobiliare o la consulenza commerciale, fiscale e legale per le Aziende correntiste.

Allo stesso tempo, ci dobbiamo ricordare che la prima impresa di una banca è quella di dar credito. Ecco perché, anche per evitare in futuro nuove masse di sofferenze, crediamo che le Aziende debbano rivedere le proprie politiche a riguardo. Se il rating automatico probabilmente funziona in momenti in cui l'economia è sostanzialmente stabile, questo strumento rischia di trasformarsi - in momenti come quelli che viviamo oggi di veloci trasformazioni - un'indicazione poco utile o addirittura fuorviante, essendo basata su dati del passato.

 

Oltre a cercare di limitare future esplosioni di crediti deteriorati, intendiamo lanciare anche una proposta per il recupero di quanto più possibile di tutto lo stock attuale: la cosiddetta bad bank di sistema. Un consorzio, cioè, dove colleghi preparati ed adeguatamente formati possano espletare tutti i vari passaggi per il recupero senza appaltare all'esterno questa attività.

 

Per ridurre i costi, senza però ridurre il personale o esternalizzarlo magari al di fuori del contratto del credito, abbiamo anche una proposta per quanto riguarda i back office: anche in questo caso, si potrebbe pensare ad un consorzio unico di settore.

 

Un altro motivo per creare eventualmente dei consorzi tra Banche potrebbe essere l'intervento diretto nelle infrastrutture del nostro Paese. L'Italia ha drammaticamente bisogno di infrastrutture (basti pensare alla banda larga): allora perché le Banche, che devono garantire anche un ruolo sociale in questa economia, non si mettono in gioco recuperando anche redditività?

 

Queste sono le principali idee sul futuro di banca che presenteremo alla delegazione datoriale. 

Ci rendiamo conto che alcune proposte potrebbero trovare resistenze in Abi. Nello stesso tempo, è una sfida anche per noi Lavoratori, che potremmo essere chiamati ad una forte riconversione professionale. Forse non tutte le proposte potrebbero funzionare, forse non tutte sono facilmente attuabili, ma i Lavoratori - tramite i loro rappresentanti - devono tornare ad immaginare il futuro non giocando solo in difesa.

Articolo di Beppe CAPOZZOLO – coordinamento Fiba Intesa Sanpaolo Torino e provincia

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