Dalle difficoltà alle opportunità
L'evoluzione delle tecnologie e non solo pongono una serie di riflessioni ineludibili: il mondo è in costante cambiamento e tutti i settori del lavoro ne sono coinvolti

Molte persone sono dell’avviso che nel mondo del lavoro non esista più il posto fisso. Prescindendo dalla condivisione o meno di questo pensiero, mi domando se sia il problema più grande o se sia superato dal fatto che sono i posti di lavoro a scomparire. Detto in altre parole, a mio parere il vero discrimine sta oggi tra chi lavora e chi non lavora, tra chi ha il/un lavoro e chi non lo ha.
Ad una valutazione nemmeno troppo profonda appare chiaro come alcuni settori lavorativi siano a rischio di estinzione nel giro di pochi anni. Alcuni studiosi azzardano previsioni per le quali in un ventennio scompariranno la metà dei lavori che conosciamo. Mi sembra un dato eccessivo, più che altro rispetto una certa aleatorietà delle dinamiche politiche, economiche e sociali; ma in ogni caso penso sia una direzione inevitabile.
Il dibattito quotidiano è però intriso principalmente di altro, ovvero di un dibattito politico che vive di polemiche sterili e vetuste. Anche nel settore creditizio, i nostri colleghi pensano di essere toccati solo marginalmente da questa prospettiva, ma così commettono un errore di valutazione e le difficoltà quasi insormontabili che attengono al rinnovo del CCNL in sede ABI dovrebbero fare riflettere.
La proposta della FIBA CISL per introdurre nuovi lavori e aggiornare l’esistente va in questa direzione. Abbiamo ancora tempo, non gettiamolo con prove di forza che appartengono a chi non ha soluzioni possibili e durature.
Il jobs act di prossima emissione va valutato con realismo e non gli si deve attribuire né qualità taumaturgiche, né un potenziale distruttivo. Di certo tutta la materia che regola il mondo del lavoro va estremamente semplificata e resa accessibile, perché non possiamo più convivere a lungo con una disoccupazione a doppia cifra percentuale e ancor più con un tasso di occupazione molto inferiore alla media dell’eurozona. Significa che abbiamo milioni di occupati in meno rispetto i principali paesi del continente europeo.
Il progresso tecnologico del secolo scorso ha creato ricchezza ma non l’auspicata e cospicua riduzione dell’orario di lavoro. La tecnologia ha aumentato la produttività e il profitto, ma anche lo scompiglio sociale. Se non regolata, la ricchezza si concentra in mano a pochi, già Cesare Beccaria ammoniva che “una minor concentrazione di ricchezza fa progredire la società”.
In passato si è creata occupazione? Sì, a detta dei più per un aumento della domanda, la cui riduzione ha provocato ciclicamente crisi sistemica, una delle quali ancora in corso. Bisogna inserire dei correttivi.
Che fare? Difficile dirlo, le ricette sono molte e a volte di natura opposta. Secondo me bisogna anticipare gli eventi, perché si hanno maggiori possibilità di governo o di gestione, diversamente il rischio grande è subire il processo evolutivo.
Da una parte è necessaria maggiore produttività, crescita, efficienza; dall’altra, ma con un filo conduttore, una migliore dimensione sociale per la vita delle persone: lavoratore, cittadino, consumatore.
Le regole servono ma devono essere rispettate. Forse ne abbiamo troppe e non le rispettiamo. Ma la questione del lavoro non è solo un sistema di regole. Al di là dello slogan “il lavoro nobilita l’uomo” (chiedetelo a chi l’ha perso e non a chi lo ha) serve ragionare anche di modello sociale e di prospettiva.
Parlare di territorio e di corpi sociali nel XXI secolo ha senso e se lo ha dove sta in un mondo liquido e globalizzato? Con la futura digitalizzazione che già in parte investe le singole persone, la soddisfazione del bisogno avverrà ancora prevalentemente in loco? Qui entrano in gioco le competenze da ricercare, una moralità qualificata e di riferimento assoluto, una scommessa inclusiva delle risorse rivenienti da politiche di immigrazione inclusive. Non sarà facile, ma la strada va percorsa con dinamismo e fiducia.
Articolo di Andrea ZOANNI - Segretario Nazionale Fiba Cisl Intesa Sanpaolo